Chi SEO?

novembre 10, 2008

Queste settimane a lavoro sono state settimane di rinnovamento. Abbiamo lanciato il nuovo sito, che rivela una nuova concezione di noi stessi. In realtà credo che fosse già nella nostra natura, solo ora usiamo tutti gli strumenti per “metterci” in pratica.
E da adesso divento ufficialmente anche “aspirante community manager“, e linka che ti rilinka si arriva alla fonte del mio nuovo mantra. Si beh, che significa che sto imparando e presuppone già che l’obiettivo è chiaro e ben definito: diventare presto “a tutti gli effetti”.

E allora ho iniziato a infilare le mani in Google Analytics, a rovistare tra SEM e SEO e tutto il resto. E girovagando sono arrivata anche qui. Io non ne so mezza, ma se il quiz serve a capire quanto ne sai, magari serve anche a identificare i fondamentali da cui partire.

No, però ora diamoci un taglio! C’è pure il cardinale?? Vabbè che in Italia è scoppiata la mania di Facebook, e ormai ci manca solo che si iscriva pure il mio cane… – che poi io ho visto di certi che ci hanno iscritto i loro gatti, quindi già ci siamo – … però ora mi pare che stiamo esagerando!

In settimana ho ricevuto la richiesta di amicizia di un mio amico, ex compagno di master, che ricordo benissimo ho aiutato non poco con il power point della presentazione della sua tesina. E mi par pure di ricordare che non molto prima di qualche mese fa mi ha chiamato ininterrottamente per un intero finesettimana (fino, lo ammetto, a scatenare le mie ire e sorbirsi il veleno che solo io so sputare dalla mia boccuccia serpentina) per chiedermi assistenza su come si incolla un’immagine e si crea una tabella su un foglio word. Si, si, sono abbastanza sicura che fosse la stessa persona. E ora è su Facebook…

Ah, c’è anche la mia amichetta del cuore dei tempi delle medie, con cui non ho più rapporti più o meno dalla prima liceo… Però mi ha aggiunto come amico su Facebook. Ora ha una bambina e il punteggio più alto che abbia mai visto a Pet Society (che per la cronaca è la versione fb del compianto, ma manco tanto, Tamagochi). E mi chiedo come abbia tempo e voglia di passare ore a far giocare, saltare, mangiare e ballare il suo cagnolino virtuale. Ok, si, anche io ho Pet Society, ma il mio cane ha perennemente le mosche che gli girano attorno e cali di zuccheri continui perché lo trascuro. Tra poco qualcuno chiamerà la protezione animali e mi costringeranno a rimuovere quell’applicazione per maltrattamenti.

Ah, per la serie “aggiungiamo cani e porci”, la suddetta Amichetta del Cuore ha mandato una richiesta di amicizia anche a mia sorella, con cui forse non parla da quando io e lei ancora avevamo la cameretta insieme e mia mamma ci comprava i vestiti uguali. E ovviamente mia sorella l’ha accettata… e certo!

Sempre in settimana e sempre su Facebook sono stata contattata da una ragazza con cui ho lavorato quando ho curato questo bell’ufficio stampa. E se vi dico che inizialmente l’avevo ignorata salvo poi, in un lampo di genio, ricordarmi il suo nome e la sua esistenza sulla faccia della terra potete facilmente immaginare quanto, dopo quella esperienza, lei sia rimasta nei miei pensieri.

E vogliamo parlare di quelli che si lasciano messaggi in bacheca parlando del più e del meno senza preoccuparsi minimamente della privacy? Da chi discute tranquillamente di lavoro a quelli che si scambiano battute da bar… che magari il tuo capo, ovviamente pure lui su Facebook, sarebbe meglio non leggesse se vuoi mantenere una certa dignità sul luogo di lavoro (almeno quella poca che ti rimane).

Non voglio far la snob. Se le masse arrivano a Facebook vuol dire che internet è arrivato alle masse, ed è quello che si sta cercando di fare, mi pare. Quindi è una cosa positiva, no? Ora, però, ci vorrebbe qualcuno che insegnasse a queste masse cos’è e come si usa…

Ho visto uno stormo di uccelli disegnare coreografie nel cielo e un cielo stellato di una notte tanto mite che sembra di primavera. Ho visto una persona considerarsi meno di niente e cercare un modo per superare un momento complicato… forse trovarlo o, forse, solo non pensarci per un pò. Ho visto una valigia piena di musica e forse anche di tutti i sogni, i pensieri e i ricordi che ogni canzone si porta dietro. Ho visto un ragazzo che cerca di farsi il suo spazio nel mondo trovarlo in un teatro di provincia dove il numero di poltrone occupate è minore dei chilometri che ha dovuto fare per raggiungerlo.

Ho visto, dopo tanto, un vecchio amico. Stretto, dopo tanto, le sue mani. Ascoltato, dopo tanto, la sua voce. Scrutato, dopo tanto, nei suoi occhi. Baciato, dopo tanto, la sua pelle e continuato a sentire, dopo tanto che se ne era andato, il suo profumo familiare, rassicurante, incredibilmente disarmante.

Il momento più emozionante di tutti è stato verso la fine, quando hanno assegnato la menzione d’onore alla mia “vicina di GGD“, che invece era stata verso l’inizio. E allora forse sembra proprio un cerchio che si chiude questo wire-kend urbi-nerd.

e forse non sono poi tanto “addentro la rete” se continuo a divertirmi di più a raccogliere follower per strada piuttosto che su twitter. Grande il lavoro della mia squadra e complimenti invece ai vincitori. peccato che per mettere foto di donnine mezze svestite sul blog da competizione mi son persa gli interventi del barcamp, ma ho visto che son qui, quindi li vo a vedere dopo. E se invece ho nostalgia di tettolute da calendario, ormai so in quali siti trovarle… ma penso che queste non le vo a vedere.

e per finire anche questo post come è cominciato e chiudere in una spirale mortale questo fine settimana, le mie menzioni d’onore: lara e anna per la compagnia, le risate e la guida essenziale a urbino (dove bere, dove leggere e quali salite non affrontare), mariela per la simpatia e le foto, susan per le interessanti chiacchierate, tutto il mio team kakashi per l’impegno olimpico e tutti i miei contatti che hanno risposto all’appello su twitter e su facebook, anna per le risate, luca adriano e michele per il sostegno, alfredo per lo zibibbo, buonuomo per l’ospitalità e tutti gli altri per l’organizzazione.

GGDice o GGnonDice?

ottobre 7, 2008

Certe volte non sa che fare, quando l’aspetta qualcosa di nuovo, se scriverne prima o dopo. Perché se ne scrive prima corre il rischio di anticipare i tempi, ed è un rischio che preferisce contenere, visto che è naturalmente tendente a pensare troppo avanti.

Allora sceglie di non dire ora, e di raccontare poi, quello che succederà alla sua prima (se la faranno entrare alle prossime!) GGD programmata per venerdì a Urbino. E siccome sarà anche la prima volta che va nella città ducale, dove sua mamma e Giovanni Pascoli hanno studiato per essere quello che sono, è pure un pò felice.

(e comunque non si spiega perché questo post lo ha scritto in terza persona… sarà che ultimamente ha giocato troppo con Twitter e con lo status di Facebook!)

Angels Network Live Effect

settembre 25, 2008

Domani termina l’esperimento di Human Network Live Effect. Scorrendo solo le prime quattro pagine di Google Blog confermo l’impressione che ho avuto in questi giorni: da nessuna parte si dice che tutto va in onda da un piccolo paesino delle Marche. Una scelta voluta? Mi verrebbe da dire di si, inizialmente per un motivo ma riflettendoci un pò me ne vengono due. Il primo che mi è venuto in mente è che, per la logica che c’è nella nostra regione, dire che tutto parte da un piccolo paesino della provincia avrebbe sminuito la portata dell’esperimento.

Poi, però, mi è venuta un’altra idea. Se la filosofia che sta dietro all’iniziativa è che il web, e soprattutto la nuova – o forse ormai vecchia – era del 2.0 unisce persone a prescindere dalle distanze geografiche, sottolineare da dove si “trasmette” non è poi così importante. Il punto è che anche da Angeli di Rosora puoi essere collegato con il mondo e al centro del mondo. Ed è sempre un bene sottolinearlo.

Comunque, sarà perché sono maliziosa e io, da “aspirante pr“, lo avrei fatto se fosse dipeso da me, io propendo più per la prima ipotesi.

Certa gente è senza cuore…

settembre 15, 2008

e non ho altro da aggiungere.

Oggi ho visto… (capitolo 4)

settembre 5, 2008

Oggi ho visto la terra buttarsi nel mare e le case aggrapparsi ognuna a quella più vicina. O forse tenersi per mano, pronte a saltare tutte insieme. E una signora, seduta a una panchina, ritrarre questo paesaggio. Ho visto un vecchio pescatore rifilare la sua rete appoggiato sul molo. Una signora inseguire il suo cappello portato via dal vento, come in un romantico film. Ho visto un ragazzo sorridere alla sua bambina e mettersela a cavalcioni sulle spalle, per farle vedere altri bambini che giocavano ad un gioco antico.

Ho visto anche un ragazzo sorridere con gli occhi e con tutto il volto, e ci ho rivisto altri occhi e un altro volto che pure si illuminava ad ogni sorriso. Ho visto vecchie barche colorate riposarsi nei porticcioli, cariche di storia, di sveglia all’alba, di fatica e di sudore… e per questo molto più belle dei lussuosi yacht che, invece, ho visto a Portofino.

Ho visto delfini, foche, squali, pinguini, tartarughe marine e miriadi di altri pesci, tutti rinchiusi nelle vasche dell’acquario di Genova. E un piccolo polipo camminare libero vicino ai nostri piedi nel mare trasparente di Monterosso. Dall’alto di un ascensore ho visto, in una occhiata, una città che ho sempre pensato “credo che mi piacerebbe viverci”, e ora che l’ho vista non mi ha affatto delusa.

Ho visto ragazzi fare gli occhi dolci, per poi scoprire che avevano altre donne, grandi e piccole, ad aspettarli a casa. E non ho visto in quegli occhi dolci neanche una traccia di pentimento.

Ci ho pensato tutto il tempo, da ieri sera fino ad ora, se scriverne o no. Ho deciso di si. Ieri sera sono stata al concerto di Giovanni Allevi allo Sferisterio. Tutto esaurito, o quasi, con un colpo d’occhio che dall’alto del loggione lasciava senza fiato. Da li su la vista è spettacolare, specialmente di notte. Si guardano negli occhi tutti i campanili di Macerata, e si misura tutta l’ampiezza della vallata intorno alla città, fino alle luci lontane di paesi indefiniti. Si vedono anche un paio di bracci di gru, ma se si punta un pò più in alto ci sono solo le stelle, ed è bellissimo.

Poi finalmente entra lui, Allevi. Come al solito in jeans, felpa e Converse. Ed è tutto un saltellare e correre sul palco. Parla con un filo di voce, sospirante, e introduce le sue canzoni. Si parte dal passato e per avere un vero tuffo al cuore devo aspettare fino a Go with the flow.

Poi l’orchestra, e vederlo dirigerla è forse l’esperienza più interessante del concerto. Danza con la bacchetta in mano e anche i suoi riccioli al vento danno il tempo ai musicisti. E anche se sentire la potenza di un’intera orchestra dà sempre un pò di brividi, la musica non mi entusiasma. E mi si drizzano i capelli quando suona il suo pezzo “jazz-non-jazz-in-cui-non-c’è-una-singola-nota-improvvisata“… Per la cronaca, nemmeno la presentazione è improvvisata, visto che anche ieri sera ha usato la stessa identica battuta del “permettete che mi tolga la felpa”.

Lui si guadagna comunque la sua standing ovation, perché sembra quasi impossibile dire qualcosa di meno che positivo su un conterraneo che saltella sui palchi di tutto il mondo. Ma bisogna riconoscerlo, alcune canzoni non sono che ripetizioni infinite di una stessa serie di note.

Ma io non sono un critico musicale, quindi…

Semplice: convincere la tua amica a saltare l’indiano e optare per una appagante cena da Strabacco, accompagnata da una notevole bottiglia di vino bianco. Arrivare disturbando l’Oste mentre mangia, suscitando subito simpatia e un pizzico di imbarazzo per averlo beccato a bocca piena. Sperare che al tavolo di fianco si sieda una famiglia di turisti, presumibilmente olandesi o tedeschi, che non parlano una parola di italiano. Alla domanda dell’Oste rispondere senza indugio “Si, si, io conosco l’inglese!”. Avvicinarsi, quindi, al tavolo nel tentativo di tradurre il menù ai poveri turisti vegetariani, sorvolando sul fatto che non ricordate minimamente come si traducano le parole “orzo”, nè tantomeno “grano” o affini e dissimulando la difficoltà per spiegare la differenza tra una pizza e una piadina. Riuscire, in qualche modo, a fargli almeno ordinare da bere.

A quel punto l’Oste, per qualche strano motivo, vi sarà talmente grato da offrirvi il dessert, anche se voi deciderete di optare per una semplice fetta di ananas, dal momento che le olive ripiene di pesce e lo stoccafisso all’anconetana vi hanno seriamente messo a dura prova. Alla fine ringraziare cordialmente, prendere il baciamano dell’Oste, anche se voi – poco abituate a tali galanterie -, gli avete vigorosamente stretto la mano. Infine, dargli appuntamento al primo freddo per tornare a mangiare una fetta della sua ottima Sacher accompagnata da un buon vino e da un delicato fiore commestibile.